Entro il 26
luglio 2012 occorrerebbe andare a firmare nel proprio comune di residenza per
la proposta di
referendum popolare abrogativo – ai sensi dell’art.75 della costituzione e in
applicazione della legge 25 Maggio 1970, n. 352 sul seguente quesito: Volete
voi che sia abrogato l’Art. 2 della legge 31 Ottobre 1965, n. 1261 pubblicata
sulla Gazzetta ufficiale 20 Novembre 1965, n.290.
Detta così suona brutta ma la raccolta di 500.000
firme è obbligatoria altrimenti avremo perso l’ennesima buona occasione per
dare un duro colpo alla casta politica. Con la raccolta delle firme sarà
possibile indire il referendum popolare per abrogare parzialmente la legge
per le indennità ai parlamentari. Si tratta di un referendum, con un
fine più che nobile: il taglio alle indennità della casta politica.
Cosa occorre fare?
Nulla di più semplice: recarsi presso il proprio
Comune con un documento di riconoscimento valido ed andare a firmare
all’ufficio elettorale. Io l’ho già fatto e questo comporta un dispendio di
tempo di soli 5 minuti, anche se a me ne sono occorsi 10 perché nel Comune di
Cesena non trovavano il foglio delle firme che riporto qui a seguito (spero
ardentemente di non essere stato il primo ad apporre la firma ma che la mia sia
la prima di un nuovo foglio, anche se lo dubito fortemente).
Per quelli che sono residenti nel Comune di
Cesena basta andare al banco informazioni e chiedere dell’ufficio elettorale
che si trova andando a sinistra del banco attraversando l’arco che si trova di
fronte e a destra c’è una porta oltrepassata la quale si trovano degli uffici,
quello che interessa a noi è quello di fronte.
Riporto di seguito il calcolo approssimativo della
somma di cui stiamo parlando estrapolata da un blog sulla rete:
“Al di la delle considerazioni politiche e morali a
sostegno della proposta, merita di essere preso in considerazione anche il dato
del significativo beneficio che deriverebbe alle disastrate casse dello stato. L'indennità
infatti costa ben 48.000 euro all'anno per ciascun parlamentare: quasi
un raddoppio dell'indennità di cui all'art.1.”
Intanto, con qualsiasi mezzo, DIFFONDETE LA
NOTIZA!!!!! Voglio proprio vedere se anche stavolta la passano liscia. E poi
dopo fate un salto in Comune. Vi ricordo che ci vogliono 500.000 firme
Di seguito riporto i primi due
articoli della legge in questione:
Legge 31 ottobre 1965, n. 1261
Determinazione
dell'indennità spettante ai membri del Parlamento
Pubblicata
nella Gazz. Uff. 20 novembre 1965, n. 290
Articolo 1
L'indennità spettante ai membri del Parlamento a norma
dell'art. 69 della Costituzione per garantire il libero svolgimento del mandato
è regolata dalla presente legge ed è costituita da quote mensili comprensive
anche del rimborso di spese di segreteria e di rappresentanza. Gli Uffici di
Presidenza delle due Camere determinano l'ammontare di dette quote in misura
tale che non superino il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo
lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di
cassazione ed equiparate.
Articolo 2
Ai membri del Parlamento è corrisposta inoltre una
diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di
Presidenza delle due Camere ne determinano l'ammontare sulla base di 15 giorni
di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all'indennità di missione
giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di presidente di Sezione
della Corte di cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità
per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute dell'Assemblea e
delle Commissioni.
La scelta di non proporre l'abrogazione dell'art. 1
della legge nasce dall"esigenza di non incorrere nel rischio
incostituzionalità del referendum. Va infatti rammentato che l' art.96 della
costituzione recita : "i membri del Parlamento ricevono un'indennità
stabilita dalla legge".
Ne deriva che l'abrogazione della norma che attua il
dettato Costituzionale ( appunto L'art. uno della legge 1265) lascerebbe un
vuoto normativo in una materia coperta da disciplina costituzionale.
L'abrogazione dell' art 2, che prevede l'erogazione di
una diaria a titolo di rimborso spese, non mette a rischio la legittimità
costituzionale del referendum.
Peraltro va osservato che quest'ultima norma prevede
un "rimborso spese" in cifra fissa uguale per tutti e senza l'obbligo
di dimostrarne l'effettiva spesa. La stessa cosa prevista per cosiddetti
rimborsi elettorali: un vero e proprio ossimoro molto lucroso.
E’ solo un piccolo passo, visto che tutta questa
legge meriterebbe una bella spolveratina, ma è pur sempre un passo necessario
per far partire il movimento di rivolta popolare pacifica contro gli stipendi
pagati al mondo della politica.
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